A pochi giorni di distanza da un primo appello per annunciare i primi casi di contagio di Coronavirus nel paese, il Sindaco di Pinzolo Michele Cereghini riscrive un messaggio ai suoi concittadini perché facciano il massimo per limitare quanto più i contatti e quindi il propagarsi dei contagi.
«Cari concittadini di Pinzolo, Sant’Antonio di Mavignola, Madonna di Campiglio e cari ospiti presenti sul territorio da prima del DPCM,
voglio rivolgervi un nuovo, accorato, appello.
Mi viene riferito da alcuni operatori che certe persone si presentano nei punti vendita più volte nel corso della stessa giornata, magari per spese che non rivestono né il carattere della necessità né quello dell’urgenza; mi dicono anche di clienti che usano la scusa degli acquisti per socializzare tra di loro all’interno del negozio o con il personale.
Anch’io ho direttamente constatato che troppa gente si prende la libertà di uscire di casa senza che ricorrano le “ragioni di necessità” stabilite nel decreto: non è necessario – nel senso stretto del vocabolo - fare scialpinismo, girovagare per le vie del paese o frequentare i parchi gioco, anche se da soli!
Posso umanamente comprendere che, per molti, la clausura sia insopportabile per cui venga ricercato ogni motivo, anche il più futile, per rompere l’isolamento.
Se però spostiamo di qualche grado la nostra visuale e proviamo a prendere in considerazione non solo l’io ma il “noi”, le cose cambiano completamente di prospettiva. E QUESTO PERCHÉ, MAI COME OGGI, LA NOSTRA SALUTE DIPENDE DAL COMPORTAMENTO DEGLI ALTRI.
Ci sono poche certezze riguardo a questa malattia che sta paralizzando il mondo intero. Sappiamo che è estremamente contagiosa e che può essere diffusa anche da persone apparentemente sane.
NESSUNO PUÒ ESSERE SICURO DI NON CONTAGIARE LE PERSONE CHE GLI STANNO VICINO.
Le indicazioni che ci provengono dalla scienza sono CHIARE, POCHE e FACILI DA COMPRENDERE. PER TUTTI.
Quella più importante a livello collettivo è il distanziamento sociale e viene sintetizzata in un mantra che deve essere un’esortazione per tutti
“IO RESTO A CASA”.
Tra le eccezioni a questa semplice regola rientra, ci mancherebbe, quella di procurarsi farmaci e il necessario da mettere in tavola.
Ma, anche qui, c’è modo e modo: in negozio e in farmacia si dovrebbe recare UNA SOLA PERSONA PER FAMIGLIA, AL MASSIMO UNA VOLTA AL GIORNO e per il TEMPO STRETTAMENTE NECESSARIO AGLI ACQUISTI che, neanche a dirlo, dovranno essere LIMITATI ALLE ESIGENZE PRIMARIE DEL VIVERE QUOTIDIANO, rinviando tutto il resto a quando la vita sarà tornata alla normalità.
Vi invito quindi a riflettere su queste due semplici considerazioni.
La prima: gli operatori dei negozi che vendono prodotti alimentari e farmaci vivono l’attualità in uno stato di grande ansia, per sé e per le proprie famiglie; CONVERRETE CON ME CHE NON È PROPRIO IL MOMENTO MIGLIORE PER VENIRE IN CONTATTO, TUTTI I GIORNI, CON CENTINAIA DI PERSONE! Se qualcuno di loro si ammalerà rischiamo di veder chiudere anche quei pochi punti vendita finora rimasti aperti, rendendo più difficoltoso l’approvvigionamento di farmaci e di beni di prima necessità. Mi scrive la commessa di un negozio che vuole rimanere nell’anonimato: “stiamo offrendo un servizio per non far morire di fame la gente, non per lo svago di una mezz’ora d’aria aperta” e prosegue dicendo che “sono in gioco la salute e la vita mia, dei miei figli e dei miei cari”. Queste parole, molto più delle mie, devono far riflettere le persone che tengono comportamenti non in linea con quanto stabilito dalle autorità.
La seconda: oltre all’aspetto sanitario - che va tenuto sempre in primissimo piano - è ormai evidente a tutti che la pandemia sta devastando anche il sistema economico che ci ha garantito decenni di grande benessere e prosperità. Più a lungo durerà lo stato di sostanziale fermo delle attività economiche, più difficoltosa sarà la ripresa. Lascio a voi le facili conclusioni.
Rivolgo un sentito ringraziamento a tutti gli operatori del settore alimentare e delle farmacie che, nonostante la paura del contagio, ci aprono sorridenti ogni mattina le porte dei loro esercizi. Pensiamo a loro quando, per uscire di casa, usiamo la falsa scusa di un acquisto necessario. Pensiamo che tutti loro hanno figli e genitori che li aspettano a casa.
E non dimentico tutti coloro che, operando ad ogni livello con grande senso di responsabilità, garantiscono le dovute cure ai malati, conforto e assistenza alle persone anziane nelle Case di Riposo ed il funzionamento della grande macchina pubblica messa in piedi per fronteggiare la pandemia.
Una volta tanto facciamo prevalere il noi all’io, perché solo uniti vinceremo questa battaglia.»