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Wed, Dec

 

STORO. Tra maltempo e covid erano tre anni che il ciclismo per Giovanissimi su strada mancava a Storo: ieri, domenica 29 maggio, alla prima edizione del Trofeo Sette Torri erano ben 150 i protagonisti di età compresa tra 6 e 12 anni a contendersi traguardo e classifica.

 

 

La manifestazione, spalmata su due percorsi cittadini di rispettivi 900 e 600 metri e attribuibili alle categorie G1 e G6 sia maschile che femminile, ha visto prevalere tra le società la Ciclistica Dro, tallonata dalla concorrente Forti Veloci, dalle Unioni ciclistiche Valle di Cembra e Rallo e dagli Amici del Pedale di Roncone, nonchè da altri otto sodalizi al seguito. Tra questi Grafiche Zorzi e Meccanica Melzani, Gruppo Ciucklistico Zambana, U.S. Montecorona, Gruppo Sportivo Alto Adige - Sudtirolpost, Aurora Trento, Volano Consolati, ciclistica Gardolo e Ciclistica Giudicariese.

L’itinerario, qualificato e animato dalla presenza di parecchia gente, comprendeva il transito lungo le Piazze Europa, Unità d’Italia e Malfer nonché le Vie Diaz, Roma, Conciliazione.

Adriano Grassi, referente della società organizzatrice Ciclistica Storo, con un certo imbarazzo avverte: “Inizialmente la partenza è stata a rischio causa maltempo. Al di là di questo, agli eventi che contano la gente di Storo purtroppo si fa parecchio desiderare”. Altri invece aggiungono: “A dire il vero, pure le istituzioni e associazioni che contano in quest’occasione hanno finito per marinare, alle premiazioni non si sono fatti vedere”.

I riconoscimenti maggiori destinati a fare morale e immagine arrivano invece da Geltrude Berlanda, presidente da 23 anni dei verdi oro di Dro, espressione dell’intero Alto Garda: “Meritevole organizzazione e ospitalità. Bello ma selettivo il percorso, a gareggiare qui a Storo i nostri tesserati erano una ventina dei 50 complessivamente in organico.”

Matrigna del meeting, anche se non tiene a farlo sapere - aggiunge Grassi - la campionessa di casa Barbara Malcotti e figlia del nostro Presidente che corre tra le professioniste della Human Powered Health americana.” Infine anche Matteo Martani e Nicol Maffietti, i due giudici di gara, si complimentano ambedue con organizzazione, dirigenti e gli stessi partecipanti.

 

In copertina giovani ciclisti al via; in foto i portacolori ciclistica Storo

 

I risultati

Tra il G6 femminile vince Camilla Tezzele della Forti e Veloci che sorpassa Eleonora Sicheri della ciclistica Dro, Alice Bruseghini e Pasqua Laura Muller della Consolati Cicli Volano; nel G6 maschile prevale Leonardo Gentilini del Rallo seguito nell’ordine da Giacomo Carlini della Forti e Veloci, Matteo Pojer della Valle di Cembra. Poi il portacolori degli Amici del Pedale di Roncone Nicola Zulberti;

nella G3 femminile vince Anna Cavada della Valle di Cembra seguita da Maria Pedroni di Dro e Tamara laner sempre Cembrana;

nel G2 maschile a vincere è il ronconese Marco Valenti che si impone su Matttia Ernandes del Gruppo Zambana e Santiago Benuzzi di Dro; nel G2 femminile a vincere è la oro verde di Dro Viktoria Turcan seguita dalla ronconese del Pedale Paola Amistadi ed Elisa Moser 3 del Montecorona;

nel G1 maschile ancora un altro Dro, Lorenzo Sicheri e subito dopo Pietro Monari del Zambana ed Elia Caresia della Veloci; nel G1 femminile la numero uno è Greta Girardi di cembra e la seconda Chiara Sebastiani del Montecorona;

nel G4 maschile vince Giovanni Bernadi di Cembra e alle sue spalle Yuri Sicheri ancora di Dro; nel G4 femminile vince Elena Fontanari dell’Aurora che precede Odette Leoni di Dro;

nel G5 maschile primo su tutti Erik Moser della Montecorona e dietro Lorenzo Fontanari della Aurora nonche Alex Mendini e Matteo Santini ambedue del Rallo; nel G5 femminile ai primi due posti ragazze della Veloci: Noemi Marcantoni e Alice Vicentini

 

STORO. Stamani la sede della cooperativa Agri '90 a Storo, ha ospitato il convegno "La biodiversità di interesse agricolo e alimentare", promosso dalla Provincia in collaborazione con Fondazione Edmund Mach e Muse e finanziato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Una giornata di lavori per affrontare il tema della biodiversità e dell'agrobiodiversità sotto diversi ambiti, con un nutrito panel di esperti, il tutto nell'ambito del progetto Biotto "Biodiversità agricola e alimentare da tutelare nel territorio trentino occidentale” che, quest'anno, è dedicato in particolare alle varietà locali di mais trentine.

 

Ad aprire i lavori del convegno sono stati gli assessori provinciali all'agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli, e all'urbanistica, ambiente e cooperazione Mario Tonina, nonché il presidente di Agri '90 Vigilio Giovanelli, il sindaco di Storo Nicola Zontini e il presidente del Consorzio BIM del Chiese Claudio Cortella.

 

 

"Tutelare la biodiversità a 360° e preservare la qualità delle nostre produzioni è un'azione fondamentale che Agri '90 sta portando avanti puntando su innovazione, valorizzazione e recupero dei territori, garantendo al contempo la sostenibilità ambientale, sociale, economica - ha esordito l'assessore Giulia Zanotelli nel rivolgersi alla Cooperativa che ospitava il convegno -. Sono temi che stanno a cuore a questa Giunta che sta lavorando con forza per la promozione dei prodotti locali, che rappresentano eccellenze riconosciute anche al di fuori dei confini provinciali". L'assessore Zanotelli, nel ricordare poi la legge sul biologico approvata lo scorso anno in seno al Consiglio provinciale, ha messo in luce anche il tema della formazione e della ricerca, che vede quale partner la Fondazione Edmund Mach, e la necessità di coinvolgere sempre più le scuole locali per sensibilizzare le giovani generazioni sull'importanza dell'agricoltura nel territorio trentino. Infine, esecutivo al lavoro anche sui rincari e sul tema dell'energia, nonché sul comparto delle foreste con il piano del bostrico ormai alle sue fasi finali.

Il vicepresidente Mario Tonina ha quindi puntato l'accento su una recente e importante modifica costituzionale, in tema di ambiente: "L'articolo 9 è stato integrato con 'la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi' e questo 'anche nell’interesse delle future generazioni', mentre l'articolo 41, in merito all'iniziativa economica, recita ora che essa non può svolgersi recando danno 'alla salute e all’ambiente' oltre che 'alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana'. Temi ben presenti in Trentino, basti ricordare la recente approvazione della Strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile che proietta il nostro territorio al 2030, e anche oltre", ha commentato Tonina. Il vicepresidente, nel ricordare come il tema dell'ambiente sia emerso in modo trasversale in tutto il percorso degli Stati Generali della Montagna, ha evidenziato la straordinaria importanza del paesaggio, "frutto dell’incontro fra ambiente naturale e attività umane" e, in tema di agricoltura, la recente adozione in via preliminare del Piano di Tutela delle Acque, mentre sul fronte dell'alimentazione la necessità di valorizzare le specificità territoriali e i prodotti locali.

Il presidente di Agri '90 Vigilio Giovanelli ha tratteggiato la storia di questa realtà, iniziata 32 anni fa quando "con un gruppo di amici abbiamo lanciato questa Cooperativa nella convinzione che il nostro granoturco dovesse avere un futuro. E per noi il futuro doveva partire dal passato". Oggi il granoturco viene conferito da diverse vallate del Trentino ed è sottoposto ad un "rigido controllo perché la qualità è il passaporto che chiediamo per entrare qui dentro", ha proseguito Giovanelli, ricordando come oggi la "nostra farina gialla viene commercializzata ben oltre il Trentino". La Cooperativa si sta poi ampliando: da alcuni anni infatti, al granoturco, si è affiancato il frumento e si intrattengono "relazioni commerciali con parecchi panifici trentini". Infine, dal presidente di Agri '90, l'accorato appello a utilizzare i prodotti locali: "Acquistare i nostri prodotti significa incoraggiare la nostra gente a rimanere ancorata alla montagna, ai campi, al paese, garantendo a chi lavora la terra un reddito dignitoso" e in tema di reddito Agri '90 è riuscita a distribuire ai suoi 120 soci "quasi 3 milioni di euro" e ad innovare con l'acquisto, grazie ai contributi provinciali, di "un macchinario per togliere le impurità dalla farina, nonché di un mulino per il frumento".

Dopo i contributi del sindaco di Storo Nicola Zontini, che ha espresso il supporto dell'amministrazione ad Agri '90 e l'importanza di sostenere l'agricoltura e i prodotti locali, e del presidente del Bim del Chiese Claudio Cortella, che ha ricordato come attualmente vi siano 230 ettari coltivati a mais, rispetto agli iniziali 20, il convegno è entrato nel vivo con la lectio dell'antropologo Annibale Salsa, che ha evidenziato come l'agricoltura, soprattutto in montagna, sia fondamentale perché difende la biodiversità e il paesaggio, che è spazio di vita, paesaggio culturale e antropico. Salsa ha messo in luce come i prati e i pascoli stiano progressivamente ritirandosi, mentre vanno salvaguardati, e come la montagna vada sempre più recuperata e rilanciata, non certo relegata ad area marginale e periferica. Infine se da un lato "va ribadito il ruolo strategico della montagna in questa società globalizzata", dall'altro non bisogna certo scordarsi che "l'agricoltore è un vero e proprio costruttore di paesaggio rurale e alpino".

Il convegno è proseguito con l'intervento di Federico Bigaran che nella sua panoramica della storia della domesticazione e coltivazione del mais si è soffermato anche su aspetti curiosi come il trattamento del mais con la calce da parte delle antiche popolazioni messicane al fine di estrarre la vitamina B3 evitando malattie molto diffuse in Europa come la pellagra. Quindi Roberta Franchi di FEM ha parlato di come anche le patologie legate al mais hanno portato ad un’evoluzione delle tecniche di coltura e dei sistemi di difesa nel nostro territorio. Fra gli altri Manuel Pramsohler del Centro di sperimentazione di Laimburg, ha spiegato come in Alto Adige i cereali locali abbiano un’importanza economica rilevante e vi siano progetti per il loro recupero ed utilizzo, mentre Paolo Panteghini ha spiegato l'importanza della Capra Bionda dell’Adamello nei pascoli e allevamenti montani, Massimiliano Luzzani presidente dell'Associazione tutela del Castagno della Val del Chiese ha parlato del recupero del castagno, Costantino Bonomi del MUSE ha spiegato come si iscrivono le varietà all’anagrafe nazionale della biodiversità d’interesse agricolo. Spazio anche a piccoli produttori e consorzi locali provenienti dal Trentino e da varie regioni d’Italia che hanno raccontato come hanno ripristinato la coltivazione di varietà native e autoctone di mais a discapito di altre colture più redditizie e facilmente coltivabili.

 

 

STORO. Si intitola "La biodiversità di interesse agricolo e alimentare" il convegno in programma il 26 maggio a Storo, presso la sede alla Cooperativa Agri '90, nell'ambito del progetto Biotto "Biodiversità agricola e alimentare da tutelare nel territorio trentino occidentale”, promosso dalla Provincia in collaborazione con Fondazione Edmund Mach e Muse e finanziato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

 

 

Torna, dopo l'appuntamento dello scorso anno a Cavalese, anche quest'anno una giornata di studio e di confronto rivolta a tecnici, operatori e amministratori locali per condividere esperienze nell'ambito della valorizzazione dell’agrobiodiversità, a scala locale e nazionale. La sede è stata individuata, non a caso, presso Agri '90, impegnata ormai da decenni nella coltivazione, nel recupero e nella valorizzazione e tutela di varietà locali di mais, argomenti che avranno largo spazio nella programmazione del convegno.


L'evento si aprirà alle 9.30 con i saluti istituzionali degli assessori provinciali all'agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli, e all'urbanistica, ambiente e cooperazione Mario Tonina, nonché del presidente di Agri '90 Vigilio Giovanelli, del sindaco di Storo Nicola Zontini, del commissario della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini e del presidente del Consorzio BIM del Chiese Claudio Cortella.
L'appuntamento potrà essere seguito sul canale youtube di Agri '90.

 

 

Locandina del convegno "La biodiversità di interesse agricolo e alimentare"

Il progetto Biotto "Biodiversità agricola e alimentare da tutelare nel territorio trentino occidentale”, che si concluderà a maggio 2023, si articola in tre azioni. Da un lato vi è l'attività rivolta ad istituire un itinerario della biodiversità valorizzando le varietà locali di mais trentine e per la quale è stato coinvolto il Centro C3A (Centro di ateneo Agricoltura, Alimenti e ambiente) dell’Università di Trento, dall'altro vi sono i corsi di aggiornamento per docenti e i progetti per le scuole, infine vi sono le iniziative legate alla giornata nazionale della biodiversità: la scorsa settimana sono stati fatti dei laboratori didattici nell’istituto comprensivo di Storo sulla biodiversità agricola e alimentare, mentre giovedì ci sarà il convegno e in ottobre verranno realizzate delle attività per le famiglie sempre sulla biodiversità nell’ambito del Festival della polenta di Storo.

Il convegno del 26 maggio vedrà numerosi interventi scientifici a cura di professori e ricercatori universitari che tratteranno la materia della biodiversità da un punto di vista accademico/scientifico, ma anche i contributi di piccoli agricoltori ed imprenditori che hanno deciso di dedicare la propria vita alla salvaguardia della biodiversità dei loro territori d’origine. 
Dopo i saluti istituzionali, ad aprire l'evento sarà 
Annibale Salsa, antropologo e presidente del Comitato Scientifico della Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio della Trento School of Management (TSM), con una lectio magistralis dedicata all’importanza del paesaggio come elemento culturale, rappresentato come un valore aggiunto per le comunità locali e per il benessere e la salvaguardia dell’ambiente. Federico Bigaran farà una panoramica della storia della domesticazione e coltivazione del mais, soffermandosi anche sugli aspetti più curiosi e ai più sconosciuti quali ad esempio il trattamento del mais con la calce da parte delle antiche popolazioni messicane al fine di estrarre la vitamina B3 evitando malattie molto diffuse in Europa come la pellagra. 
Roberta Franchi di FEM parlerà di come anche le patologie legate al mais hanno portato ad un’evoluzione delle tecniche di coltura e dei sistemi di difesa nel nostro territorio, quindi i ricercatori ospiti dell’università e dei centri di ricerca lombardi illustreranno come i loro progetti volti alla produzione di mais sostenibile e di alta qualità per uso alimentare debbano ricorrere alla biodiversità genetica e alla ricerca e riscoperta di antiche varietà locali da reintrodurre nei territori di origine.
Manuel Pramsohler del Centro di sperimentazione di Laimburg spiegherà come in Alto Adige, al pari di altri prodotti agricoli e alimentari, i cereali locali abbiano un’importanza economica rilevante e vi siano progetti per il loro recupero ed utilizzo che coinvolgono tutta la filiera agroalimentare.
Saranno portate esperienze di piccoli produttori e consorzi locali provenienti dal Trentino e da varie regioni d’Italia quali Veneto, Lombardia e Marche, che racconteranno di come hanno ripristinato la coltivazione di varietà native e autoctone di mais a discapito di altre colture più redditizie e facilmente coltivabili, con lo scopo di dare risalto all’identità dei loro territori puntando anche sulla biodiversità.
Un piccolo spazio lo avrà anche la biodiversità animale e la salvaguardia di razze locali alpine, con l’intervento di 
Paolo Panteghini sull’importanza della Capra Bionda dell’Adamello nei pascoli e allevamenti montani. Previsto anche un intervento sul recupero del castagno con Massimiliano Luzzani dell'Associazione tutela del Castagno della Val del Chiese; infine Costantino Bonomi del MUSE illustrerà la procedura per l’iscrizione delle varietà all’anagrafe nazionale della biodiversità d’interesse agricolo, legata all’importanza del mantenimento nel tempo della consistenza territoriale e della fertilità del suolo agrario, la tutela delle risorse idriche e dell’ambiente rurale nel suo complesso.

 

STORO. Francesco Malcotti era considerato un pioniere in ambito imprenditoriale tanto che l’azienda di famiglia, la Poncial, negli anni si è via via ritagliata spazi e mercati. Ieri il capofila, che aveva 85 anni, è stato salutato per l’ultima volta dalla sua gente in occasione della funzione funebre concelebrata da ben otto sacerdoti tra cui anche don Costantino figlio di Francesco.







Sul presbiterio oltre agli arcipreti delle unità Pastorali Madonna dell’Aiuto, Madonna delle Grazie e Sacra Famiglia, don Andrea Fava e don Luigi Mezzi, anche il vicario episcopale don Ferruccio Furlan, don Cristian Bettega, don Nicola Belli arciprete di Mori, don Stefano Zeni, oltre al concittadino don Antonio Sebastiani e don Beppino Caldera che nella Pieve è il secondo di don Mezzi. Pure diversi rappresentanti istituzionali tra cui il vice presidente della Provincia Mario Tonina.



La corale parrocchiale intona da subito Eccomi e poi Vieni tra Noi. All’omelia don Costantino, missionario in Ciad, parla a braccio dicendo a famigliari e concittadini senza tanti giri di parole che di fronte alla morte bisogna rassegnarsi. Consegnando a Dio proprio il papà, don Costantino gli riconosce meriti umani, famigliari e lavorativi, lo ringrazia soprattutto per quello che ha fatto e donato.



Appena sotto la balaustra c’è la moglie Annunziata e gli altri due figli Adriano e Gisella. Quest’ultima a suo tempo staccatasi dal gruppo imprenditoriale vive a Fisto di Spiazzo. Le sorti aziendali, ora nelle mani di Adriano, si sono specializzate e cresciute tanto che il numero delle maestranze è ora lievitato a quaranta unità.



La ditta Poncial – stando ai vari profili informatici - risulta essere nata nel 1962 e negli anni successivi è cresciuta e si è specializzata tanto da conquistarsi una posizione leader in ambito di stampaggio a caldo da più di 30 anni. Inizialmente era nata sotto casa e solo più tardi ha traslocato in zona produttiva. In questo cammino quel pioniere di Ceschino aveva saputo stare al passo con i tempi anche dal fatto che in gioventù dopo un percorso scolastico agli Artigianelli si era “forgiato” prima in OM a Brescia e poi in Sapes.



Tutta la comunità si stringe al dolore di questa perdita. L'ultimo saluto si chiude con le incombenze di B2 verso Trento per la cremazione.





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